lunedì 30 marzo 2009

RIUNIONE DEL COMITATO
La riunione, aperta a chiunque voglia partecipare, sarà

MERCOLEDI' 1 APRILE alle 16:30

nel giardino di Corso Regina Margherita 47.
Vi aspettiamo per conoscerci e per pensare insieme
ai prossimi incontri e alle future iniziative

venerdì 27 marzo 2009

Varati i regolamenti attuativi della Riforma scolastica.
ADESSO E’ UNA
(TRISTE) REALTA’
La Gelmini abolisce le compresenze, privatizza le mense
e mette a rischio il tempo pieno.

Il ministro Gelmini ci aveva lasciati a dicembre con le sue rassicurazioni sul Tempo Pieno e sul «maestro unico» per dare stabilità ai bambini... Qual è la situazione oggi? Dopo il varo dei regolamenti attuativi delle leggi 133 e 169 emerge che i soli modelli ufficiali di scuola sono le 24 e le 27 ore settimanali, mentre le 30 e le 40 (tempo pieno) sono previste, ma solo se «i servizi e la consistenza dell'organico lo permettono»; questo vuol dire garantire il tempo pieno solo laddove le scuole abbiano abbastanza iscritti e fondi da poterlo organizzare. Se qualcuno pensava di essersi salvato, si sbaglia: tutte le classi saranno coinvolte da settembre 2009, non solo le prime; la circolare sulle iscrizioni e il regolamento delle leggi 133 e 169 chiariscono che le compresenze devono essere abolite da settembre in tutte le classi, non solo nelle prime, per tutti i modelli orari esistenti (24 ore per le prime e 27, 30 e 40 per prime, seconde, terze, quarte e quinte); l'insegnante «prevalente» sarà adottato in tutti i modelli orari. Con la soppressione delle «compresenze», tutti i bambini potrebbero trovarsi orari «spezzatino» con 5-6-7 e più docenti che ruotano per coprire le ore La Gelmini si affretta a dichiarare che le 40 ore (tempo pieno) per il momento sono garantite.... Ma come? “Ad oggi, le classi a Tempo Pieno hanno 2 insegnanti titolari che coprono 44 ore, mentre i bambini ne frequentano 40”- dichiara una insegnante-“Questo determina la «compresenza» dei due insegnanti per 4ore alla settimana. Il governo ora sopprime queste 4 ore di compresenza e con esse la contitolarità dei due docenti, istituendo l'insegnante «prevalente». Questo fatto apre la strada al caos. In una classe, infatti, ci sarà un solo insegnante titolare per 22 ore (o 24), mentre il resto dell'orario sarebbe coperto alternando 3-4-5 e più docenti che, non avendo più una sola classe, ruoterebbero su più classi per completare il loro orario”. Appare chiaro come l'intreccio degli orari porterà al disorientamento dei bambini, alla fine delle attività di recupero (che attualmente si fanno nelle ore di compresenza per permettere a tutti di raggiungere gli obiettivi dei programmi), al rallentamento dell'attività per tutti. Anche le attività di approfondimento, uscite scolastiche, musei, viaggi di istruzione, verranno meno. Ma non è tutto: tutte le classi potrebbero cambiare insegnanti, o perché hanno un docente che potrebbe perdere il posto, o perché l'insegnante potrebbe andare in un'altra classe... L'assistenza alla mensa è assicurata solo per chi farà le 40 ore. Ma nulla chiarisce con quale personale e quale utenza. Di certo c’è che la mensa come «assistenza» vuol dire che potrebbe essere affidata a privati, a pagamento diretto delle famiglie. La circolare e i regolamenti nominano la mensa solo per le classi a 40 ore e non è detto che alle scuole il ministero assegni gli insegnanti necessari per garantire questa priorità... La preoccupazione è, inoltre, per i posti di lavoro minacciati dagli ingenti tagli della riforma. Quanti perderanno il posto? “Innanzitutto una gran parte dei precari, sostituiti dagli «insegnanti spezzatino»”- dichiara Pino dei COBAS. “Ma potrebbero perdere il posto anche docenti di ruolo. Infatti i regolamenti prevedono persino di istituire cattedre inferiori alle 22 ore! Tra l’altro in questi giorni entra in discussione in Parlamento la legge Aprea che prevede di differenziare gli stipendi tra gli insegnanti... Possiamo immaginare...” Siamo al «colpo finale»? Dal 1985 tutti i governi cercano di distruggere il Tempo Pieno e dal 1997 anche i Moduli. Solo la mobilitazione unita di insegnanti e genitori ha sempre impedito il peggio. Oggi, nonostante una poderosa battaglia di opposizione a questa riforma, il governo, ottusamente, procede. Qualcuno sostiene che la mobilitazione possa fare di più, essere più incisiva, di certo è opinione comune che non si possa mollare adesso.

mercoledì 25 marzo 2009

RESISTERE
ALLA CRISI
Ogni momento della nostra quotidianità è invaso da un argomento centrale: la crisi. Qualsiasi canale informativo lo riporta costantemente fra le prime notizie; ma cosa si intende quando si parla di crisi? Innanzitutto questa è una crisi economica e finanziaria dovuta ad una fase di declino strutturale del sistema capitalistico globale. Pur trattandosi di un fenomeno generale, possiamo però individuare un epicentro significativo: le lobby economico-finanziarie degli Stati Uniti d’America.
Le scelte del potere politico stanno avendo pesanti ricadute in tutto il mondo e anche in Europa. Il modello si basa su prestiti in disponibilità immediata e su un sistema di rateizzazione che rende schiave migliaia di persone e che crea una condizione “parallela” in cui qualsiasi bene sembra acquistabile con un piccolo contributo mensile. Nello specifico qualsiasi automobile, elettrodomestico, viaggio, può entrare nella casa di ogni famiglia, contribuendo a creare un’illusione che esista un reale potere d’acquisto che permetta a tutti di disporre di qualsiasi cosa. In realtà non è così. Questo modello fa contrarre debiti che gravano sulla già precaria condizione di basso reddito di moltissime famiglie. Un esempio diffuso in Italia, e all’estero, è quello delle carte al consumo dei grandi supermercati: a fronte di un credito immediato si impegna la disponibilità economica delle future buste paghe.
Il governo italiano ha praticato una politica di tagli selvaggi, nulla è stato risparmiato: sanità, pensioni, scuola e in generale tutto ciò che era di competenza del pubblico viene progressivamente smantellato. Fortunatamente in tutto il globo si sono presentati dei fenomeni di resistenza collettiva a questa crisi, con orientamenti opposti a quelli dei governanti.
In Italia è stato il caso del movimento «no gelmini». Durante tutto questo autunno centinaia di migliaia di persone su tutto il territorio nazionale, genitori, alunni, studenti dei licei e delle università, hanno unito alla battaglia per la difesa della scuola pubblica il rifiuto per le politiche di crisi che comporteranno una riduzione del livello di vita.
Lo slogan "noi la crisi non la paghiamo" si oppone alla “distruzione della scuola pubblica” operata dalle leggi in materia d’istruzione, alle condizioni di cassa integrazione di migliaia di lavoratori, ai tagli all’occupazione, alla crescita esponenziale della disoccupazione. Mentre la crisi della quarta settimana arriva a metà mese per più della metà delle famiglie italiane il governo Berlusconi vorrebbe far pagare la crisi alle fasce più “deboli” dalla società.
Giunti a questo punto non resta altro che RESISTERE ALLA CRISI, non lasciando un metro, ed un euro, a chi vorrebbe farcela pagare, organizzandoci collettivamente come Vanchiglia sa fare.
E come spesso diciamo, questo è un quartiere in movimento ed un movimento di quartiere.

sabato 21 marzo 2009