mercoledì 25 marzo 2009

RESISTERE
ALLA CRISI
Ogni momento della nostra quotidianità è invaso da un argomento centrale: la crisi. Qualsiasi canale informativo lo riporta costantemente fra le prime notizie; ma cosa si intende quando si parla di crisi? Innanzitutto questa è una crisi economica e finanziaria dovuta ad una fase di declino strutturale del sistema capitalistico globale. Pur trattandosi di un fenomeno generale, possiamo però individuare un epicentro significativo: le lobby economico-finanziarie degli Stati Uniti d’America.
Le scelte del potere politico stanno avendo pesanti ricadute in tutto il mondo e anche in Europa. Il modello si basa su prestiti in disponibilità immediata e su un sistema di rateizzazione che rende schiave migliaia di persone e che crea una condizione “parallela” in cui qualsiasi bene sembra acquistabile con un piccolo contributo mensile. Nello specifico qualsiasi automobile, elettrodomestico, viaggio, può entrare nella casa di ogni famiglia, contribuendo a creare un’illusione che esista un reale potere d’acquisto che permetta a tutti di disporre di qualsiasi cosa. In realtà non è così. Questo modello fa contrarre debiti che gravano sulla già precaria condizione di basso reddito di moltissime famiglie. Un esempio diffuso in Italia, e all’estero, è quello delle carte al consumo dei grandi supermercati: a fronte di un credito immediato si impegna la disponibilità economica delle future buste paghe.
Il governo italiano ha praticato una politica di tagli selvaggi, nulla è stato risparmiato: sanità, pensioni, scuola e in generale tutto ciò che era di competenza del pubblico viene progressivamente smantellato. Fortunatamente in tutto il globo si sono presentati dei fenomeni di resistenza collettiva a questa crisi, con orientamenti opposti a quelli dei governanti.
In Italia è stato il caso del movimento «no gelmini». Durante tutto questo autunno centinaia di migliaia di persone su tutto il territorio nazionale, genitori, alunni, studenti dei licei e delle università, hanno unito alla battaglia per la difesa della scuola pubblica il rifiuto per le politiche di crisi che comporteranno una riduzione del livello di vita.
Lo slogan "noi la crisi non la paghiamo" si oppone alla “distruzione della scuola pubblica” operata dalle leggi in materia d’istruzione, alle condizioni di cassa integrazione di migliaia di lavoratori, ai tagli all’occupazione, alla crescita esponenziale della disoccupazione. Mentre la crisi della quarta settimana arriva a metà mese per più della metà delle famiglie italiane il governo Berlusconi vorrebbe far pagare la crisi alle fasce più “deboli” dalla società.
Giunti a questo punto non resta altro che RESISTERE ALLA CRISI, non lasciando un metro, ed un euro, a chi vorrebbe farcela pagare, organizzandoci collettivamente come Vanchiglia sa fare.
E come spesso diciamo, questo è un quartiere in movimento ed un movimento di quartiere.